28 luglio 2011


come ceramica

<<E’ inutile dire che non torneremo, perchè si torna quasi sempre nei posti dove abbiamo promesso di non tornare, allo stesso modo in cui è raro che smettiamo di vedere una persona perchè un giorno ce lo siamo giurato. Formuliamo risoluzioni tanto categoriche solo quando abbiamo paura di non rispettarle. Se non ci fosse questo pericolo non le diremmo, non le penseremmo, non avrebbe senso.>>

[Marcos Giralt Torrente]

[ http://www.youtube.com/watch?v=FeeUXQ4j02o&feature=related ]

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Ricordi del liceo


Ecco.la nostra cena di 'classe'.

6 anni come se non fossero passati,nonstante i diversi interessi e studi ci abbiano portato sparsi tra Londra,Germania,Australia o in giro per l'Italia.
Rircordiamo ogni volta quel lontano 2005 e i vari metodi usati per 'passare' la maturità.
vino rosso e chiacchierate fino a tarda notte.

25 luglio duemilaundici


20 luglio 2011






Marta sui Tubi,S,Giorgio di Pesaro

18 luglio 2011






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Pezzi




Fra i vari esercizi a cui vengono sottoposti i giovani tibetani che aspirano a diventare monaci  ce c’è uno che tutti dovremmo fare ogni tanto nella vita:stabilire dove sta quella cosa a cui teniamo così tanto,il nostro io.
‘Nel nome?’ No,perché il nome può cambiare senza che l’io cambi.Eppure quante persone si identificano col proprio nome!E quanti si identificano ancora di più coi titoli che lo precedono!Ma è chiaro che l’io non può essere nel nome.
‘Nel corpo?’ Certo,l’io ha molto a che fare col corpo,al punto che si potrebbe dire che senza il corpo non c’è io.
‘Ma dove sta nel corpo l’io?’ insiste il lama mettendosi,divertito,a mimare i tanti modi con cui vari popoli,dicendo ‘io’,indicano una diversa parte del loro corpo. I cinesi dicono ‘io’ e mettono l’indice della mano destra sulla punta del loro naso. Ma può l’io essere nel naso?Può essere nel cuore ,sul quale di solito mettono la mano gli americani?O forse nella fronte,o nella testa che viene indicata come sede dell’io da quelli che,così facendo,sembrano comunque ritenere l’intelletto più importante dei sentimenti.
Gli studenti ascoltano,alcuni intervengono. La discussione va avanti per un po’. Poi il vecchio lama,dal tavolinetto dietro al quale siede su un’altana di legno tira fuori una rosa e la tiene dinanzi a sé perché tutti concentrino lì la loro attenzione.
‘Questo è un fiore,siamo tutti d’accordo?’ e così dicendo ne stacca un petalo. ‘E questo,è un fiore?No!Questo è un petalo….e questo?’ chiede retoricamente,indicando di nuovo la rosa.
‘Questo è un fiore.’ Stacca ancora un petalo,poi ancora uno e un altro ancora,sempre chiedendo :’E questo cos’è?’
Alla fine sul tavolino c’è un mucchietto di petali e nella mano del monaco il gambo spoglio della rosa. Il vecchio lama lo mostra a giro e chiede: ‘E questo,è un fiore?No. Questo non è più un fiore…Bene,lo stesso è vero per una mano’,dice,alzando la sua sinistra in aria. ‘Se incominciassi a staccarmi un dito e poi un altro e un altro ancora,nessuna di quelle dita sarebbe la mia mano,esattamente così con tutto il nostro corpo. Non siamo anche noi fatti di tanti pezzi,ognuno dei quali però non è veramente noi…?’


ventiduegiugnoduemilaundici




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5 luglio 2011




Ritratti come oblò


You wake
With the stitches
Over both your eyes

ventidue giugno duemilaundici
self






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